Approfondimento
Salute, a Firenze la vita dopo il tumore: “Esercizio fisico importante come un farmaco”
Foto di Organizzatori
“L’esercizio fisico, dopo un tumore del colon-retto, rappresenta un vero e proprio farmaco anti-recidiva. Un programma strutturato di attività fisica dopo i trattamenti classici è in grado di ridurre il rischio di recidiva e migliorare la sopravvivenza nei pazienti con tumore del colon in stadio III o II ad alto rischio”. Lo ha detto la dottoressa Rossana Berardi, presidente di One Health Foundation, professoressa ordinaria di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche e direttrice della Clinica Oncologica Aou delle Marche, aprendo oggi il suo intervento nella tavola rotonda che oggi ha animato la prima giornata di “Donne Protagoniste in Sanità”, la convention nazionale sulla salute femminile in corso al Fuligno Montedomini di Firenze. Berardi ha così citato risultati dello studio Challenge, presentati poche settimane fa.
“L’approccio One Health – ha proseguito - ci ricorda che la salute umana, quella animale e quella dell’ambiente sono strettamente connesse. Non possiamo occuparci di tumori, prevenzione e cura, senza guardare al contesto in cui viviamo: l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che consumiamo, ma anche il rapporto con gli animali e con gli ecosistemi che ci circondano”.
Berardi ha ricordato che “oltre il 40% delle neoplasie è attribuibile a fattori ambientali e stili di vita modificabili. L’inquinamento atmosferico, l’esposizione a sostanze tossiche, la contaminazione del suolo e delle acque rappresentano determinanti oncologici di primaria importanza. “Parlare di oncologia significa quindi – ha detto - inevitabilmente parlare di sostenibilità ambientale. In questo senso, One Health diventa un metodo, non solo un concetto”.
La presidente ha inoltre evidenziato come l’approccio One Health spinga la ricerca verso una visione traslazionale – dove l’osservazione delle patologie animali e ambientali arricchisce la comprensione dei tumori umani – e, allo stesso tempo, apra a una lettura sociale delle diseguaglianze: “I danni ambientali – ha osservato - colpiscono soprattutto le popolazioni più fragili, rendendo l’oncologia anche una questione di giustizia ed equità”.
Infine, ha tracciato le linee per il futuro: “Servono alleanze interdisciplinari che coinvolgano oncologi, veterinari, epidemiologi, scienziati dell’ambiente e istituzioni. E serve soprattutto investire nella formazione dei giovani, perché solo con nuove competenze possiamo affrontare la complessità che ci attende. Ogni azione che tuteli l’ambiente e gli animali è già un atto di prevenzione oncologica. È da questa consapevolezza che possiamo costruire una medicina più completa, più giusta e più attenta al futuro”.
10/09/2025
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