Diamond League

Siro Pierini ci porta a Montecarlo raccontandoci la storica tappa della Diamond League con record del mondo

Venerdì scorso sono volato a Monaco Monte-Carlo per il Meeting International d’Athlétisme Herculis, decima tappa della Diamond League 2015. Come credo avrà ormai intuito chiunque mi segua su Twitter a me, per usare un eufemismo, piace molto l'atletica, ed essere riuscito all'ultimo minuto a liberarmi da impegni lavorativi per un paio di giorni ed essere presente allo Stade Louis II mi aveva già reso molto soddisfatto. Il meeting, giudicando dalle liste dei partecipanti, si presentava come un'ottima occasione per vedere delle gare interessanti, specialmente nel mezzofondo e nei salti, ma mai avrei pensato di partecipare a quello che è poi risultato essere il miglior meeting d'atletica di tutti i tempi! (almeno secondo i parametri di All-Athletics). Di seguito non avrò la pretesa di scrivere un report completo del meeting (ne potrete comunque trovare facilmente a dozzine sul web), cercherò solo di fissare alcuni momenti chiave della giornata, almeno di quelli ai quali ho avuto la fortuna di partecipare.

Arrivo a Monaco intorno alle 16, mi dirigo in fretta allo stadio per ritirare il mio accredito e poi mi avvio verso l'area warm-up adiacente allo stadio. Tyson Gay e Mike Rodgers firmano autografi e scattano selfie con i fans a più non posso. Joe Kovacs siede solitario in un angolo e si asciuga il sudore. Il caldo si fa sentire, gli atleti sfruttano una piccola zona d'ombra a ridosso delle mura, il resto del campo è deserto e bruciato dal sole. Scambio due parole con alcuni membri dello staff USATF, scherziamo sulla location migliore per il warm-up che Roma garantisce: insomma, lo stadio dei Marmi non ce l'hanno mica tutti. Con il fare della sera la temperatura si abbassa un pò e le condizioni alla fine risultano ottimali. Torno all'interno dello stadio, appena il tempo di trovare la mia postazione in sala stampa e salutare alcuni amici, e si inizia subito "col botto" : Joe Kovacs lancia a 22:56, migliore prestazione stagionale, Diamond League record e ottavo posto all-time. Sandra Perkovic (un pò a fatica, a dire il vero) nel disco e Bershawn Jackson nei 400hs fanno la loro parte, mentre purtroppo all'ultimo cambio vedo schizzare in alto il testimone della squadra italiana della 4x100 (staffetta vinta dagli USA, per la cronaca). Nel mentre, Renaud Lavillenie sembra essere in buona condizione (alla fine tornerà alla vittoria in Diamond League con 5,92, dopo la prestazione non esattamente da ricordare di Parigi), mentre fatica la nostra Alessia Trost (fuori a 1,94, vittoria di Maria Kuchina).

La tensione allo stadio sale con la gara dei 1500m uomini. La start-list è eccezionale: Mo Farah, il campione olimpico Taoufik Makhloufi, Nick Willis, Matthew Centrowitz, Leo Manzano, Robert Biwott e Asbel Kiprop. È proprio Kiprop ad avere la meglio su tutti in 3:26.69, migliore prestazione stagionale e meeting record, tempo che lo classifica terzo all-time sulla distanza, nessuno aveva mai corso così veloce i 1500m dal 2001. Per rendere un'idea del livello tecnico della gara, non era mai accaduto che quattro atleti chiudessero un 1500m sotto i 3:29! A fine gara Asbel Kiprop si dichiara soddisfatto, ma ammette, dopo aver visto il suo passaggio a 2:31, di aver sperato in un tempo "a bit faster" (il che significa solo una cosa: puntare al record del mondo). Da registrare in questa gara anche il record americano sulla distanza di Nick Willis (3:29.66). Se il meeting finisse ora, mi riterrei comunque soddisfatto. Ma il bello deve ancora arrivare.

Coffe-break in sala stampa (più che coffee, beer-break...), ritorno sugli spalti appena in tempo per vedere il bosniaco Amel Tuka (si allena con Gianni Ghidini a Bussolengo) superare in volata Nijel Amos e vincere gli 800m. Non aveva mai corso gli 800m sotto 1.46 prima di questo mese, pochi giorni fa ha vinto a Madrid ed a Monaco ha chiuso in 1.42.51, migliore prestazione stagionale. Chapeu!

Segue dominio USA nella velocità, con le vittorie di McCorory (400m), Sharika Nelvis (100hs) e McGrone (200m), mentre Pichardo e Taylor dall'altro lato dello stadio iniziano il loro show (alla fine la spunterà il secondo per tre centimetri). A questo punto del meeting non sò più dove guardare, è cominciata anche la gara del giavellotto, che finalmente vede tornare a buoni livelli il finlandese Pittkamaki. Primato stagionale intanto anche per Caleb Ndiku, vincitore della Diamond League lo scorso anno (da molti considerato la più grande "minaccia" per Mo Farah), che vince i 3000m in 7:35.13.

E finalmente ci siamo. Lo speaker sta annunciando i 1500m donne. Gli occhi dello stadio sono tutti su di lei, Genzebe Dibaba (o Genzebè Dibabà, come dicono da questi parti). Quando in una gara il pacemaker è oro mondiale indoor in carica (Chanelle Price), capisci che non sarà una gara lenta. Partono a razzo, i primi 400m in un minuto, 2.04 agli 800m. Solo Sifan Hassan tiene il ritmo di Price/Dibaba. Mi alzo in piedi alla campana dell'ultimo giro, vedo il cronometro segnare 2:50, Genzebe vola via, stacca la Hassan. Qua sta succedendo qualcosa di strano, penso. La tribuna è una bolgia ormai, vedo Genzebe Dibaba che passa accanto ai centometristi che stanno riscaldandosi per la loro gara. Genzebe in corsia uno sfreccia accanto a Gatlin che si ferma, si volta e guarda incuriosito la ragazza giungere al traguardo. La folla esplode. Sento Jon Mulkeen (@Statman_Jon, web editor della IAAF) che continua a dirmi: "Hai visto? HAI VISTO!?! È record del mondo!".

Record del mondo? Guardo in alto, sul tabellone leggo delle cifre, sotto il volto in lacrime di Genzebe Dibaba: 3:50.07. Raccolgo una mezza birra ormai calda dal tavolo e mi siedo, non sulla mia postazione, sulle scale. Passa una ragazza dello staff Herculis che ci invita a partecipare alla conferenza stampa della Dibaba in sala stampa tra cinque minuti. Non avrebbe dovuto esserci nessuna conferenza stampa della Dibaba a fine serata. È un cambio di programma improvviso. E questi cambi in programma accadono solo per avvenimenti eccezionali, credo. Per un record del mondo per esempio. Fuori la sala stampa i rumori dei fuochi d'artificio, dentro la voce di una Genzebe Dibaba mai vista così sorridente, ma dentro di me continuo ad ascoltare solo quelle cifre, urlate poco prima in inglese.

 

Three fifty zero seven. World Record.

 

Articolo di Siro Pierini

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21/07/2015