Coronavirus

Uno studio condotto dall’ISS mette insieme il puzzle delle manifestazioni cliniche del virus: tutti i dettagli

Aveva fatto discutere il nostro articolo che riportava gli esiti preliminari di uno studio che raccontava di come l'esercizio fisico intenso poteva risultare essere uno dei fattori cruciali nell'insorgenza del Covid-19. Ora lo stesso Istituto Superiore di Sanità pubblica sul suo sito la conslusione di tale studio che è attualmente in fase di revisione (QUI IL DOCUMENTO ORIGINALE DI 38 PAGINE) in vista della pubblicazione sulle riviste scientifiche.
 
Di seguito potete trovare un estratto delle conclusioni generali comparse sul sito dell'ISS (QUI L'ARTICOLO COMPLETO) e, ancora proseguendo con la lettura, la nostra traduzione in italiano della parte dello studio che prende in esame l'esercizio fisico intenso ed in particolare la corsa:
 
 
 
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L’esito dell’infezione da COVID19 si potrebbe definire già nei primi 10-15 giorni dal contagio e questo può dipendere dall’esposizione virale, dalla debolezza immunitaria o da uno sforzo fisico intenso nei giorni dell’incubazione.
 
Lo rivela il primo modello scientifico elaborato da tre ricercatori italiani e descritto nella pubblicazione "The first, comprehensive immunological model of COVID-19: implications for prevention, diagnosis, and public health measures” a cura di Paolo Maria Matricardi (Charité Universitätsmedizin Berlin, Germany), Roberto Walter Dal Negro (National Centre of Pharmacoeconomics and Pharmacoepidemiology- Verona) e Roberto Nisini (Reparto Immunologia, Istituto Superiore di Sanità) e proposto per la pubblicazione alla rivista Pediatric Allergy and Immunology, dove è attualmente in fase di revisione.
 
Secondo il modello, l’esito dell’infezione si decide nelle prime 2 settimane dal contagio e dipende dal bilancio tra la dose cumulativa di esposizione virale e l'efficacia della risposta immunitaria innata locale. Le componenti attive sono gli anticorpi IgA e IgM naturali (che si trovano nella saliva e nelle secrezioni delle mucose delle vie aeree superiori.
 
Il virus può superare questo primo round se:
 
-l’immunità innata è debole, questa condizione si realizza in molti anziani e nei soggetti privi di anticorpi per difetti genetici;
 
-l’esposizione cumulativa al virus è enorme, questa situazione si realizza per esempio tra medici e operatori sanitari che hanno curato molti pazienti gravi senza le opportune protezioni;
 
-si compie un esercizio fisico intenso e/o prolungato, con elevatissimi flussi e volumi respiratori, proprio nei giorni di incubazione immediatamente precedenti l’esordio della malattia, facilitando così la penetrazione diretta del virus nelle vie aeree inferiori e negli alveoli, riducendo fortemente l’impatto sulle mucose delle vie aeree, coperte da anticorpi neutralizzanti.
 
Se SARS-CoV-2 supera il blocco della immunità innata e si diffonde dalle vie aeree superiori agli alveoli già nelle prime fasi dell’infezione, allora può replicarsi senza resistenza locale, causando polmonite e rilasciando elevate quantità di antigeni.
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LA TRADUZIONE DELLA PARTE DELLO STUDIO INERENTE L'ESERCIZIO FISICO
 
La prima diagnosi di COVID-19 in Europa è stata confermata in un 38enne italiano sano maschio che ha partecipato regolarmente a eventi di corsa e partite di calcio. Il giorno prima di avvertire i sintomi COVID-19, si era allenato. Il time-lapse tra l'insorgenza dei sintomi e la polmonite è stata solo 2 giorni. Dopo solo 4 giorni dall'inizio del COVID-19 era ricoverato nel reparto di terapia intensiva del Policlinico San Matteo di Pavia per insufficienza respiratoria. Dopo settimane di intubazione e terapia di supporto, il paziente si è ripreso ed è stato dimesso in buone condizioni.
 
Il caso del primo caso italiano COVID-19 è noto in tutto il mondo grazie ai media ma, sorprendentemente, nessuno studio ufficiale è stato pubblicato finora. L'esempio di questo uomo fisicamente attivo e giovane offre spazio per il ragionamento riguardo all'importanza dello sport per la trasmissione del virus ed il decorso della malattia, specialmente considerando che molti altri atleti semi-professionisti hanno avvertito i sintomi del Covid-19 e una buona parte dei malati nel mondo è fisicamente attiva.
 
 
Esercizio fisico intenso e difetto di IgA*
L'esercizio fisico regolare e moderato è associato a una riduzione della gravità delle infezioni acute alle vie respiratorie**, ma i livelli di IgA salivare diminuiscono negli atleti durante e dopo una stagione di allenamento. Questa osservazione può spiegare perché gli atleti d'élite sono maggiormente a rischio di infezioni delle vie aeree superiori. Una cosiddetta `finestra aperta' del periodo varia tra le 3 e le 72 ore dopo che l'esercizio intenso è terminato.
 
Inalazione profonda durante l'esercizio fisico intenso (in particolare la corsa) e diffusione del virus nelle vie aeree inferiori e negli alveoli
 
Gli aerosol sono considerati un'importante modalità di trasmissione dell'influenza. Durante l'esercizio fisico intenso, che richiede fino a 40l/min di flusso respiratorio, il tratto oronasale domina la respirazione, con la componente orale che raggiunge fino al 60% del volume totale. L'alto flusso di aria ed il cambiamento della respirazione dal naso alla bocca inducono raffreddamento e asciugatura progressiva delle mucose del tratto respiratorio. La diminuzione del movimento delle cellule ciliate e l'aumento della viscosità della mucosa, compromettono il filtraggio dei microrganismi dal tratto respiratorio superiore.
 
Il modello di respirazione durante un esercizio fisico intenso cambia radicalmente con un tremendo aumento della ventilazione (volumi inspiratori ed espiratori di aria) ed in particolare della ventilazione alveolare. Ovviamente, questi cambiamenti di flusso sono presenti in qualsiasi tipo di atleta appartenente a tutte le discipline sportive, e per questo gli atleti semi-professionisti e professionisti risultano essere particolarmente esposti (molto più degli individui della popolazione comune) a causa della loro pratica frequente di esercizi estremi o comunque di lunga durata
 
Inoltre, la maggior parte di questi individui, hanno i polmoni che di solito lavorano in perfette condizioni fisiologiche, molto vicino a quelli del "polmone ideale". Paradossalmente, queste condizioni ideali preesistenti favoriscono in modo significativo le profondità di inalazione di diversi agenti irritanti, allergeni e agenti infettivi. Anche il SARS-CoV-2 può quindi diffondersi più facilmente nelle vie aree più profonde (bronchioli alveolari e alveoli) durante l'esercizio fisico intenso, iniziando la sua azione aggressiva. Non a caso, gran parte di giocatori di calcio professionisti hanno affermato l'insorgenza di febbre, tosse secca e malessere (dispnea in alcuni casi) immediatamente dopo, o poche ore dopo l'ultima partita ufficiale.
 
 
*Immonuglobuline-A
**Riduzione della gravità, non della probabilità di contrarre l'infezione
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27/04/2020