Torino City Marathon

Le due maratonete parlano di gravidanza, maternità e sport. E di quanto proprio lo sport si sia rivelato una marcia in più nella vita da mamma

Domenica 11 maggio, festa della mamma. La Torino City Marathon vuole celebrare tutte le mamme, in particolare quelle sportive. È un biglietto di auguri speciale, firmato da due protagoniste della maratona italiana e internazionale, atlete che, diventate mamme, sono stati capaci di continuare a interpretare la corsa come fonte di benessere fisico e mentale e non come “l’ennesimo impegno” da affrontare e, magari, scartare: Catherine Bertone e Valeria Straneo.

 

Catherine Bertone, a Rio 2016 senza essere professionista


Catherine Bertone è nata in Turchia nel 1972. Ora vive ad Aosta. Nel 2024 proprio nella Torino City Marathon ha festeggiato il suo trentesimo anno di attività e la sua 40ª maratona, con un ottimo quinto posto. Nel suo curriculum la voce che spicca su tutte le altre è: olimpica ai Giochi di Rio 2016. Ciò che desta ancora più curiosità è che non ha mai deciso di passare al professionismo«All’inizio della mia carriera sportiva i miei risultati in pista erano solo discreti, non sufficienti per aspirare a un gruppo militare, e i miei genitori mi spinsero a continuare gli studi alla facoltà di medicina. Ho ripreso a correre al terzo o quarto anno di università, ma ormai era troppo tardi per pensare di fare della corsa il mio lavoro».

 

Mamma, medico (lavora nel primo soccorso pediatrico dell’ospedale di Aosta) e… Rio 2016: come è riuscita a far quadrare tutto?


«Sicuramente il quadriennio olimpico è stato un momento di grande frenesia all’interno della famiglia. Le mie figlie erano piccole: Corinne è nata nel 2006, Emilie nel 2009. Mio marito mi ha aiutato moltissimo, solo così ho potuto destreggiarmi tra le guardie e i turni per allenarmi. Mi allenavo sette giorni su sette, compatibilmente con il turno delle 12 ore che ogni tanto capitava di giorno. Le figlie erano in un’età in cui non era facile avere una mamma impegnata in questo modo, cercavo di ritagliarmi del tempo con loro. Il mio segreto? Oltre al mio staff tecnico, di cui faceva parte anche marito, la forte motivazione, che mi aiutava a non perdere il contatto con l’obiettivo.»

 

Durante le trasferte agonistiche le sue figlie erano sempre con lei?


«È capitato spesso. Erano i nostri weekend speciali, ancora adesso se li ricordano. Era una festa, ma un anche un enorme aiuto per me: concentrarsi su di loro – a causa anche del mio lavoro i fine settimana di gara erano gli unici in cui potevamo stare insieme – mi permetteva di ridurre il carico di tensione. Sapevano alleggerire il mio approccio alla competizione.»

 

Bertone atleta: quali i programmi agonistici per quest’anno?


«In questa prima parte dell’anno mi sto dedicando a gare un po’ più corte, 10 km e mezze maratone. Spero di riuscire a correre una maratona in autunno, a metà ottobre, ma non ho ancora deciso quale. Sarà, come tradizione, un weekend per la famiglia.»

 

Valeria Straneo, Londra per coronare il sogno


Alessandrina, classe 1976, Valeria Straneo ha legato il suo nome a importanti successi in maratona. Il fiore all’occhiello è sicuramente l’ottavo posto conquistato nei Giochi di Londra 2012 con il tempo di 2:25’27”. L’anno successivo è arrivato l’argento ai Mondiali di Mosca, nel 2014 quello agli Europei di Zurigo. «Quando sono nati sia Leonardo, nel 2006, e Arianna, nel 2007, non ero ancora un’atleta professionista, corricchiavo a livello amatoriale. Ho iniziato a esserlo a maggio del 2010, dopo l’operazione (le è stata asportata la milza, nda). Nel 2011 ho iniziato a inanellare ottimi risultati e posso dire di aver iniziato proprio lì la carriera professionistica.»

 

Quando è iniziato il quadriennio olimpico i suoi figli erano piccoli. Come si è organizzata?


«Nel 2012, anno olimpico, Leonardo aveva 6 anni e Arianna 5. Ovviamente per tutto il quadriennio mi sono allenata parecchio. Facevo sempre due allenamenti al giorno senza contare i numerosi raduni, che mi tenevano lontana da casa per diverso tempo. Pesava a me e anche a loro, ma ero tranquilla perché stavano con il loro papà. Sapeva benissimo sbrogliarsela da solo, anche se con due bambini piccoli non è mai facile. I periodi in cui ero a casa facevo di tutto per concentrare i training quando loro erano a scuola. Erano salti mortali, ma ne valeva la pena.»

 

Bambini in trasferta: erano sempre con lei?


«Sono rimasti quasi sempre a casa. Le poche volte che mi hanno seguito, come in occasione degli Europei a Zurigo, si sono annoiati, la maratona è una gara lunga. Voleva dire, per loro, stare almeno tre ore alle transenne. Preferivano vedermi in televisione. Penso sia stato meglio per tutti così.»

 

Prossimi impegni agonistici?


«Nel 2021 ho disputato la mia ultima maratona di livello, nell’aeroporto di Siena-Ampugnano, quando ho provato ad agguantare il minimo olimpico senza riuscirci. È stata una giornata no, mi sentivo stanca e provata. Ora il mio approccio con la corsa è sicuramente rivolto al benessere. Sto lavorando come professoressa di sostegno in una scuola media di Valenza e mi piace. Sono nell’anno di prova, quindi tutti i miei sforzi sono concentrati lì. Vado a correre sulle mie colline, mi fa stare bene e mi rilassa. Fare fatica continua a piacermi, ma non ho più velleità agonistiche. Anche se il prossimo anno compio 50 anni e sto maturando un’idea: 50 anni 50 km...»

 

Essere mamma: quante lezioni dallo sport


Sia Catherine Bertone sia Valeria Straneo, diventate mamme, non solo hanno continuato a fare sport – un vero antistress fisico e mentale – ma hanno avuto la prova come l’essere donne sportive potesse dotarle di una marcia in più nell’essere e fare le mamme. Entrambe hanno riflettuto su tre aspetti importanti.

 

1. Fare sport in gravidanza


Bertone: «Durante le due gravidanze ho continuato a correre fino al terzo-quarto mese, partecipando anche a delle gare. Poi ho smesso ma solo perché mi dava fastidio la pancia, sempre più pesante. Non ho, però, mai accantonato l’attività sportiva: facevo lunghe passeggiate in montagna e nuotavo. Il nuoto è una disciplina che ho sempre praticato almeno una volta la settimana, in quel periodo ho aumentato la frequenza. Basti pensare che il giorno prima del parto della seconda figlia ho nuotato 1.000 metri in vasca. Mi dava sollievo per le gambe e la schiena. Mi faceva stare bene e riposare meglio. Il consiglio? Fate ciò che vi suggerisce il vostro corpo. Ho amiche che fanno sport ad altissimo livello e hanno corso fino al sesto-settimo mese di gravidanza. Non c’è una regola che vale per tutte. O, meglio, l’unico principio che vale è tenere sempre la salute nostra e del bambino come priorità assoluta».

 

Straneo: «Leonardo, il mio primogenito, è nato a gennaio per cui verso l’estate la pancia ha cominciato a pesare. Ho corso per quattro mesi, dopo di che, a luglio, con i primi caldi, ho preferito sostituire la corsa con il nuoto. Mi piaceva anche passeggiare in montagna. E l’ho fatto fino al giorno prima che partorissi. Con Arianna, invece, ho dovuto archiviare running e pettorali fin da subito, su consiglio del ginecologo, a causa di alcune perdite. Vita sedentaria? Non proprio: anche in quel caso ho fatto della piscina la mia nuova casa. Penso sia fondamentale, se la salute ce lo consente, continuare a fare attività sportiva, potrebbe non essere anche il nostro solito sport. So che a volte non è facile e altre la pigrizia è una forte tentatrice, ma ne guadagniamo in benessere sia fisico sia mentale.»

 

2. Lo sport, alleato prezioso dell’agenda quotidiana


Bertone: «Quando sono diventata mamma, ho scoperto un altro lato fondamentale dello sport. Grazie alla disciplina e alle tempistiche a cui lo sport ci spinge a programmare le giornate e ci abitua a ottimizzare il tempo, senza perderci in chiacchiere, diventa più semplice. E questo vale sia per vita privata che per quella lavorativa. Tra l’altro, ancora oggi, mi rendo conto che, le volte in cui non riesco a correre rallento in tutte quelle che sono le mie attività collaterali quotidiane. Mi manca la spinta, la motivazione».

 

Straneo: «La corsa mi ha dato una marcia in più nel fare la mamma. Mi ha abituato a scandire la giornata secondo determinate regole e disciplina, perché se non possiedi entrambe non vai da nessuna parte. Ricordo che svolgevo il mio primo allenamento per dedicarmi poi ai ragazzi e terminare la giornata con la seconda uscita. Sì, far leva sui principi dello sport ti aiuta a dare spazio a ogni impegno, ritagliandoti del tempo per te, senza cadere nella frenesia del “non ce la farò mai”».


3. Lo sport, maestro di valori


Bertone: «Tutte e due le mie figlie praticano sci di fondo a livello agonistico e si dilettano in qualche gara di corsa locale. Corinne, la più grande, è nel comitato ASIVA (Associazione Sport Invernali Valle d’Aosta), questo comporta un notevole impegno da parte sua. Emilie, la seconda, sembra possa seguirla. Da sempre lo sport fa parte della loro vita, ma non per questo ne sono schiave: se le gare vanno bene sono contente, in caso contrario hanno la capacità di incassare il colpo e viverlo serenamente. Penso che questo sia uno dei grandi insegnamenti dello sport e sono contenta di averlo loro trasmesso. Senza dimenticare gli altri valori, che vanno dall’integrazione alla salute, all’imparare a organizzare la propria quotidianità. Nel mio piccolo ho notato che quando sono impegnate nello sport il loro livello scolastico è migliore. Sono convinta che sia dovuto al fatto che in quel frangente stiano più attente a pianificare tempi di allenamento e di studio. Noi mamme sportive, dando l’esempio, siamo facilitate a trasmettere la passione per lo sport. Penso però che anche la scuola debba insistere sulla pratica dell’attività sportiva».

 

Straneo: «Mi fa piacere che oggi sia Leonardo sia Arianna abbiano compreso l’impegno e la fatica quotidiana che scandivano le mie giornate negli anni da professionista. Sicuramente hanno raggiunto questa consapevolezza quando anche loro hanno iniziato a fare sport. Tutti e due praticano pattinaggio in linea, hanno anche vinto diversi titoli italiani nelle rispettive categorie, e Arianna vorrebbe diventare professionista. Non so cosa succederà. D’altro canto anch’io sono diventata professionista molto tardi. Io e mio marito siamo comunque contentissimi di essere riusciti a trasmettere loro l’amore per lo sport, per qualsiasi tipo di sport, perché il movimento è sano è fa stare bene psicologicamente, in un certo senso ti tempra. Hanno sempre respirato questo credo e sono convinta che avere avuto degli esempi in casa – anche mio marito è uno sportivo – li abbia naturalmente spinti in quella direzione».

 

La Torino City Marathon 2025 in poche righe

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L’edizione 2025 si correrà domenica 23 novembre sulle tre distanze tradizionali: maratona (42,195 km), mezza maratona (21,097 km) e stracittadina di 8 km circa aperta a tutti, che conferma il suo scopo benefico con la raccolta fondi a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.

Iscrizioni: è possibile iscriversi online a maratona e mezza maratona al link: https://beacons.ai/torinocitymarathon

08/05/2025