Hoka
Alla scoperta della terza versione della scarpa intermedia di Hoka: intersuola a doppia densità e, soprattutto, conformazione Metarocker
Foto di MarathonWorld.it
MarathonWorld.it vi porta alla scoperta di una scarpa intermedia che nelle ultime settimane abbiamo usato tantissimo viste le ottime sensazioni provate: stiamo parlando delle Hoka Mach X3. Una doverosa premessa: con noi abbiamo la terza versione e in passato avevamo recensito la prima: i paragoni che saranno fatti non prenderanno quindi in considerazione la Mach X2 che non abbiamo avuto modo di provare sul campo.
La scarpa fa parte del nostro speciale regali di natale che troverete online fino a metà gennaio.
HOKA MACH X3 - LE CARATTERISTICHE
E proprio in relazione alla prima versione, abbiamo trovato una scarpa rivoluzionata in tutto e per tutto: se le Hoka Mach X, versione uno, erano forse troppo limitate in quanto destinate a una nicchia di runners veramente piccola e adatte a una tipologia di allenamenti estremamente ristretta, queste Mach X3 si sono rivelate essere decisamente più poliedriche, tanto che in fase di test le abbiamo usate anche in corse che, per durata e ritmo, non rappresentavano la loro zona di comfort.
Una scarpa molto alta, con un'altezza sul tallone di 44m, non è quindi regolamentare per le competizioni, e 39mm sulla punta per un drop di 5mm. Un'altezza che si avverte in corsa ma che, come vedremo più avanti, non rappresenta a nostro modo di vedere la caratteristica principale di queste Mach X3. Il peso è di 288g, ma nel nostro numero US 9.5 è risultato essere decisamente minore, ovvero 270g, con la conformazione, l'ormai tradizionale "Metarocker" di Hoka, che questa si determinerà le sensazioni in corsa.
L'intersuola a doppia densità propone un'EVA tradizionale che, essendo di ultima generazione, non ha niente a che vedere con l'EVA di qualche anno fa. E' una schiuma che rimane rigida, ma non come quella di un tempo, e soprattutto è ben più leggera. Nella parte superiore una schiuma in Peba, questa molto morbida ed evidente nella parte anteriore. A queste due sezioni si interpone una piastra in materiale plastico, che come detto più volte, soprattutto in scarpe cosi alte, ha una funzione esclusivamente stabilizzante e in nessun modo propulsiva.
E a proposito di conformazione a barchetta, è questo l'aspetto principale della scarpa: questa sua forma fa si che al momento dell'appoggio si venga catapultati immediatamente in avanti. E' il solito concetto usato per le Cielo X1, la scarpa da competizione di Hoka. Possiamo quindi definire queste Mach X3 delle scarpe da gara riadattate per l'allenamento. Come spiegato da Hoka, il Metarocker vuole andare a simulare un cerchio: la sua continuazione va idealmente a congiungersi con l'altro capo della scarpa dando l'idea di velocità
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La sensazione in corsa, ripetiamo la sensazione non il risultato, è la solita delle Cielo X1: una rullata completa del piede che ti fa perennemente andare in avanti, unita in questo caso a una schiuma non prestativa, moderatamente ammortizzante e molto reattiva, con il risultato di uno sviluppo costante della velocità che sarà dovuto non tanto al materiale ma quasi esclusivamente dalla vostra meccanica di corsa sempre in spinta.
Puntualizziamo, come facciamo sempre con le intermedie, che questo concetto appena espresso potrebbe inizialmente sembrare un difetto ma che in realtà è proprio il punto di forza di queste scarpe: la prestazione cronometrica non è elevatissima, ma è proprio quello che questi modelli vogliono, per chi cerca scarpe super prestative ci sono i modelli da gara. Qui ci troviamo con una scarpa abbastanza protettiva ma che consente di correre molto veloce senza estremismi. E in ogni caso in confronto a modelli analoghi della concorrenza, con queste Mach X3 siamo riusciti a correre con più facilità su ritmi più vicini a quelli da gara che rispetto a quelli da "allenamento tirato".
Infine la tomaia, anche in questo caso intermedia, molto traspirante e leggera ma comunque di una discreto spessore, le stringhe piatte e una linguetta sottile ed essenziale con un'imbottitura nella parte finale. Posteriormente troviamo dei cuscinetti interni e una conchiglia abbastanza rigida ma con un buon grado di mobilità. Il battistrada ricorda quello delle scarpe da gara, con una buona parte di schiuma "libera" e i punti di maggior impatto rivestiti da una gomma dura che non ha mai dato problemi di scivolamento anche nelle giornate umide.
Foto di MarathonWorld.it
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HOKA MACH X3 - LA PROVA IN CORSA
Prezzo di 190€ per una scarpa che si è rivelata essere molto poliedrica: se nel suo habitat naturale si è rivelata essere pressoché perfetta, non l'abbiamo disdegnata anche a ritmi blandi. Queste Hoka Mach X3 ti permettono di spingere e restare ad alti ritmi con estrema facilità, vista la conformazione a barchetta che, tra virgolette, non lascia tregua in fase di spinta. Ripetute, soprattutto quelle su media e lunga distanza, e variazioni di ritmo, sono a nostro parere le situazioni ideali per questo modello che, come tutti quelli intermedi, permette di raggiungere ottimi livelli qualitativi permettendo di preservare la scarpa da gara, perché infondo l'allenamento in senso stretto lo fanno le gambe e le sensazioni, e non è un dato prettamente cronometrico.
Dall'altra parte, anche per caso, abbiamo visto che questa è una scarpa che paradossalmente può adattarsi anche a ritmi più lenti: se caricandola, e quindi spingendoci sopra, regala ottime soddisfazioni, qualora si decidesse di correre senza una spinta prettamente propulsiva, e quindi, come si dice in gergo "correndoci sopra", con tutto il peso del corpo, assumendo quindi un'atteggiamento in difensiva, offre un'ottima ammortizzazione portandovi dal lato opposto, ovvero ritmi veramente lenti. E questo perché avendo una quantità così alta di schiuma, il peso è concentrato verso il basso. Nel caso si sia stanchi, o semplicemente si stia correndo piano, la scarpa tende a portarvi verso il basso, si avverte una sorta di peso sul piede. Come spesso accade con le scarpe intermedie, spinge se ci spingi, ma crolla se la abbandoni a se stessa.
Non ci sono quindi mezze misure: o si spinge, anche per lungo tempo, o si va molto lenti. Una scarpa che si è quindi rivelata essere molto più poliedrica di quanto si possa pensare all'inizio: l'abbiamo usata, e la continueremo ad usare, per variazioni, forse è qui che si apprezza di piu, per ripetute su media e lunga distanza, mentre su quelle brevissime c'è chi preferisce scarpe più prestazionali, ma anche uscite brillanti brevi.
Se per chi prepara distanze lunghe può essere l'occasione per avere una scarpa discretamente protettiva ma dall'ottima resa prestativa, per chi è solito preparare distanze più corte come i 10km, e non ha eccessive esigenze cronometriche, può anche essere considerata come una scarpa all-around.
28/11/2025
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