Maratona del Lamone
Il quadro in ceramica realizzato dal maestro russiano Adriano Fava è da molti anni l’ambito premio di partecipazione
Non è solo la sua età - 41 anni ne fanno la più antica maratona del territorio regionale e la seconda più vecchia dopo quella del Mugello - o la sua costante presenza da diversi anni a questa parte nelle prime 20 posizioni della classifica delle Maratone italiane con più atleti arrivati al traguardo (con un significativo +31 dal 2015 al 2016 e un +68 dal 2012 ad oggi), a costituire un elemento distintivo della Maratona del Lamone.
Da molto tempo, lo è anche il quadro in ceramica, realizzato dal maestro Adriano Fava, ispirato ad elementi paesaggistici o artistici del territorio in cui si snoda la corsa del GS Lamone, che negli anni è diventato premio ambito per tutti gli atleti iscritti alla Maratona. E sarà così anche per l’edizione 2017 che si correrà domenica 9 aprile, e per la quale sono già arrivate alla segreteria del GS Lamone oltre 250 iscrizioni.
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“Non ricordo esattamente come nacque il contatto con il GS Lamone – spiega Adriano Fava, 76enne russiano, diplomato maestro d’arte all’Istituto d’Arte Ceramica di Faenza e allievo del grande ceramista faentino Angelo Biancini – ma i loro dirigenti mi chiesero se potevo realizzare un soggetto per un quadro che il Gruppo Sportivo voleva regalare ai partecipanti alla Maratona del Lamone. Sentii di cosa avevano bisogno e poi mi affidati al mio istinto e alla mia creatività”. Unica condizione: il quadro doveva rappresentare l’anima dei territori attraversati dalla Maratona. “Sì, lo schema di realizzazione è questo: ogni anno nel quadro rappresento un soggetto diverso ma legato alla Maratona, prima guardando a tutte le cittadine attraversate dalla corsa e ultimamente sempre al territorio di Russi. Per l’edizione del 2017 ho riportato il fiume Lamone e il Palazzo di San Giacomo visto da dietro, un soggetto che ho ripreso da un antico disegno”.
Il quadro si è costruito subito un suo successo e da 18 anni è parte integrante della Maratona. “Molti atleti che hanno corso la Maratona del Lamone sono venuti da me a chiedermi un’ulteriore autentica - rivela - oltre a quella che c’è già, sul loro quadro”. E l’unicità del contesto in cui il quadro si muove ha indotto il maestro Fava a “non esporli mai nelle mie mostre. E’ il quadro della maratona ed è giusto che rimanga confinato a questo ambito. E’ un punto fermo della mia produzione, alla pari della piastrella che rappresenta la Fira di Sett Dulur, ed è una delle poche cose che ho ancora voglia di fare. Del resto alla Maratona voglio bene. Questa corsa è entrata a far parte della mia vita; da bambino ero un atleta – racconta - correvo a piedi con risultati buoni, ma a scuola ero tra i migliori e dopo un po’ mi sono accorto che era meglio dedicarsi allo studio e all’arte”.
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