Trans D’Havet
La gara Marathon incorona il maceratese Forconi e l’ultraberica Cunico, mentre nella Half Marathon svettano i vicentini Pozzer e Signorini
Foto di Federico Bruttomesso
L’assegnazione dei titoli italiani di Trail Lungo e la selezione per la prova iridata di settembre erano già un ottimo preambolo per una Trans d’Havet a dir poco mozzafiato, ma la caratura dei runner in gara ha fatto tutto il resto, con il piemontese Riccardo Montani che è letteralmente volato sui sentieri delle Piccole Dolomiti per andare a prendersi la vittoria di giornata nella Ultra80k e quel titolo tanto sognato per ben cinque anni.
Ha invece riconfermato il titolo agguantato lo scorso anno un’altra piemontese, portacolori dell’ASD Podistica Valle Varaita, Martina Chialvo che ha fatto segnare il secondo tempo migliore di sempre in tutte le 14 edizioni di Trans d’Havet. Successo nella 42k per l’appenninico Giacomo Forconi e per la l’ultraberica Marta Cunico, mentre la “corta” 24k è andata ai due vicentini Andrea Pozzer e Gaia Signorini.
Oltre 800 i partenti nelle tre prove previste che nemmeno qualche scarica di pioggia ha impensierito. Alla mezzanotte il la da Piovene Rocchette per la Ultra con i suoi 80 km e 5.500 mD+ dove un ispirato Alessio Zambon (ASD Team KM Sport) si è da subito messo davanti a fare la lepre, ma ben presto riacciuffato da Riccardo Montani (Sport Project VCO) che prendeva la testa della corsa, tallonato da dei purosangue del calibro di Gionata Cogliati, Tiziano Scatolin, Michele Meridio, Alberto Pieropan, Simone Vigolo e un Diego Angella autore di un poker nelle ultime 4 edizioni della Marathon e oggi deciso a provare ad aggiungere un po’ di chilometri sulle gambe. Al primo check point di Passo Xomo Montani segnava appena 2’ di stacco da un arrembante Cogliati, tallonati da uno Scatolin a tappo per il gruppetto di inseguitori. Prime bandiere ammainate per Meridio e Vigolo, con Zambon a tutta a caccia di un posticino sul podio.
Il Pasubio, prima, e la salita a Campogrosso, vedevano Cogliati senza indugi portarsi al fianco di Montani, mentre sfilava più arretrato il portacolori della Duerocche ASD, Scatolin. Come previsto la scalata al Rifugio Fraccaroli faceva a quel punto la selezione definitiva con Montani in allungo e Cogliati a tallonare, giocando sul filo di pochissimi minuti il distacco. Al Rifugio Gingerino, prima della bella frollata dei saliscendi che portano a Cima Marana e la picchiata su Valdagno, Montani giocava le carte decise involandosi sul traguardo con un vantaggio di circa 8’ e un tempo “mostruoso”: 9.07.47 che il race director Enrico Pollini non ha tardato a parametrare a quello messo a segno nel 2013 da due guru della specialità come Kilian Jornet e Luis Alberto Hernando. Cogliati chiudeva di poco dietro con un tempo di 9.15.18, mentre Scatolin fermava il cronometro e chiudeva il primo podio di giornata sul 9.38.41 orgoglioso di aver gareggiato con grandi campioni.
Gara donne che parte alla grande per la vicentina portacolori dell’Ultrabericus Team, Irene Saggin, grinta e tenacia per mettersi davanti a tutte e tirare, tirare, tirare. Per tutta la prima parte della gara, però, la già campionessa italiana Martina Chialvo, non andava per il sottile e la teneva al gancio in un continuo testa a testa. Alle loro spalle la favorita Giuditta Turini provava a farsi sotto, ma senza successo e chilometro dopo chilometro il distacco si faceva praticamente irrecuperabile: 10’ a Passo Xomo, 20’ a Campogrosso, poi la sgasata e al Rifugio Gingerino il divario scendeva a poco più di 10’, ma ormai tombale era il responso delle due competitor già fuori radar. E così la Chialvo amministrava bene, con tutta l’esperienza di una runner dall’alto tasso tecnico, le salite per costruire, minuto su minuto, il divario che le permetteva di chiudere a Valdagno davanti a tutte con un tempo finale di 10.32.13, appena un minuto superiore al quel record di 10.21.33 targato Emelie Forsberg. Menzione d’onore per il trittico Zuccollo – Guidolin – Boifava che con grinta hanno cercato di impensierire la testa della corsa dimostrando di essere teste di serie.
Ottimi i tempi registrati – parola anche dell’osservatore Fulvio Massa, membro del team azzurro guidato dal ct Paolo Germanetto – a conferma di come l’assegnazione del campionato italiano, ormai per tradizione, alzando di netto il livello degli atleti sul parterre, porti il più delle volte anche a registrare i record di gara, come avvenuto anche oggi.
«Cercavo questo titolo da cinque anni - è il commento del neo campione italiano Riccardo Montani – e oggi sapevo che poteva essere la giornata giusta perché mancavano alcuni degli atleti che più temevo. Il percorso si intona poi alle mie caratteristiche, sono arrivato a questo appuntamento sentendomi bene e avevo quindi tutta la voglia di partire carico. L’obiettivo primario, ovviamente, è rivolto al mondiale per cui ora ho in programma solo la OCC per non arrivare troppo stanco per le gare di Canfranc.»
«Non pensavo sarebbe andata così bene – spiega ancora emozionata la due volte tricolore Martina Chialvo – sono soddisfatta per il tempo finale e anche per aver riconfermato il titolo italiano. In gara sono riuscita a tenere una progressione abbastanza lineare senza grandi difficoltà o cedimenti.»
Passando alla prova Marathon, l’atleta di Treia (MC), Giacomo Forconi confermava un pronostico a suo favore andando a macinare tutti i 42 km in testa alla corsa. Dietro di lui il trevigiano Marco Tramet non accennava però a lasciare il passo così facilmente. All’Alpe di Campogrosso era dietro di appena 1’, ma la salita al Fraccaroli e i passaggi per le Tre Croci segavano le gambe e permettevano proprio a Forconi di costruire un distacco di quasi 20’ che gli valeva il successo di giornata. Secondo quindi Tramet e gran battaglia per il terzo posto targata Giovanni Pezzelato e Gianluca Pinton. I due se le suonavano fino a Campogrosso, poi l’arrembaggio di Pinton che prima prendeva proprio Pezzelato, lo metteva dietro e ingranando la quarta lo faceva sfilare ad un comunque ottimo quarto posto.
Al femminile, grande lavoro di strategia dell’ultraberica Marta Cunico che si metteva alle calcagna di Sabrina Bolis, prima al passaggio di Campogrosso, per poi grattare metro su metro il riaggancio e il sorpasso all’altezza del Rifugio Gingerino per poi staccare quel tanto che basta per prendersi la testa della corsa e l’arrivo sulla finish line di Valdagno a tagliare uno sventolante nastro tricolore. Per lei un finale di 5.24.25, davanti alla Bolis (5.31.00) e a Ilaria Zeni che chiudeva ben più arretrata a 5.46.37.
Last but not least, la prova Half Marathon con i suoi 24 km e 1.500 mD+, terreno per le sfide local, ha visto l’ultraberico Andrea Pozzer scattare in avanti a ritmo sostenuto, dettando il passo ad inseguitori di razza come Christian Marini, Luca Marchioro, Leonardo Casentini, Andrea Gaspari e Daniele Repele. La salita per la val Rodecche fino al Rifugio Gingerino, per quanto tecnica e da mani sulle ginocchia, teneva piuttosto compatto il gruppetto di testa, con distacchi ancora digeribili, soprattutto per gli abili conoscitori della zona. Magistrale a quel punto proprio Pozzer che sapeva respingere ogni tentativo di assalto, tenendo ben luminoso ai diretti avversari il fanalino di coda. Marchioro e Marini, i due che più degli altri hanno tentato di farsi sotto, erano però costretti a cedere il passo, chiudendo nell’ordine secondo e terzo.
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Nella prova femminile, infine, mamma Gaia Signorini era decisa a scendere sotto le 3 ore, dopo aver trionfato lo scorso anno. Promessa mantenuta, perché la vicentina amministrava tutta la short distance con maestria tenendo a bada le varie Lana, Longo, Pattanaro, Majoni. Acclamata dal pubblico arrivava sul traguardo per fermare il cronometraggio sul tempo di 2.57.10, davanti a Sara Lana (3.14.10) e Viviana Longo (3.29.48).
26/07/2025
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